Alla scoperta del sorgo, cereale sempre più italiano

Aumenta la produzione di sorgo in Italia, uno dei cinque cereali più importanti al mondo. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2020 la superficie coltivata ha toccato i 53.934 ettari a fronte dei 46.799 del 2019, pari a una produzione totale di 3.859.000 quintali (lo scorso anno si era fermata a 3.133.000 quintali). Le caratteristiche produttive del sorgo lo rendono una coltura pienamente in linea con le esigenze dettate dai cambiamenti climatici, soprattutto perché il suo fabbisogno idrico è molto limitato. È una coltura naturalmente priva di glutine e il glutine, si sa, è la spina nel fianco delle persone che soffrono di intolleranze alimentari e di celiachia. 

Secondo i dati più recenti, nel nostro Paese le persone celiache censite oscillano tra le 200mila e le 300mila unità, anche se c’è chi azzarda che in realtà sarebbero quasi il doppio. Sul sorgo, negli anni Settanta, gli istituti di ricerca nazionali avevano avviato diversi studi destinati al miglioramento genetico della pianta; purtroppo però la carenza di risorse e un interesse maggiore per una coltura come il mais hanno di fatto ridimensionato e ridotto molti dei progetti avviati. L’unico Paese europeo dove la ricerca scientifica sul sorgo vive una stagione molto fiorente è la Francia, primo produttore del vecchio continente, seguito comunque dall’Italia, che perlopiù commercializza ibridi di provenienza appunto francese e/o americana. 

“Il settore agroalimentare guarda con crescente interesse al sorgo – spiega Marco Bergami, imprenditore agricolo bolognese. “Da anni produco questa coltura perché ci ho sempre creduto. Quest’anno poi, i miei 30 ettari hanno prodotto quantitativi di tutto rispetto con una media di 7075quintali/ettaro e picchi anche di 85-90quintali/ettaro. Sicuramente la stagione ci ha dato una mano, ma le peculiarità della coltura, la sua capacità di crescere senza ricorrere a ingenti quantitativi di acqua e a importanti dosi di fertilizzanti suscitano molto interesse”. Un uso frequente è quello dei birrifici. Come lo Stirone Barleyfree di Fidenza (Parma), che da quattro anni produce una “bevanda fermentata alcolica di sorgo” (non essendo prodotta con frumento o orzo per la legge italiana non può essere definita birra) che per la sua più importante caratteristica, quella di essere naturalmente priva di glutine, è indicata alle persone che non possono assumere glutine”. 

“Le molteplici potenzialità del sorgo – afferma Romano Iezzi, birraio del birrificio Stirone Barleyfree ed esperto di cereali – sono alla base della nostra produzione di nicchia che in questi anni ha comunque visto aumentare i quantitativi prodotti perché ha saputo incontrare le esigenze di chi soffre di intolleranze alimentari o è affetto da celiachia, proponendo nel contempo una bevanda dal gusto unico, molto particolare, non deglutinata ma naturalmente senza glutine, in linea con una richiesta sempre più specifica”. 

Il birrificio Stirone Barleyfree acquista il sorgo presso un’azienda agricola certificata, ma nei suoi progetti futuri c’è anche quello di avviare la produzione di sorgo bianco in proprio per garantire quel concetto di filiera corta che oggi ha sempre più rilevanza. 

 

 

 

TRATTO DA:

COPIA IN PDF 

 

Sul sito Unsic Nazionale sarà sempre disponibile una copia pdf della rivista. Clicca Qui.

Potrebbe interessarti anche…