Covid e agricoltura: le misure nel decreto Sostegni

Gran parte delle imprese agricole italiane sta attraversando un momento di grande difficoltà e di incertezza, generato principalmente dalla crisi sanitaria da Covid19 in corso e dal conseguente mutamento dello scenario socio-politico-economico di riferimento. Una situazione questa che ha imposto molti divieti per le attività produttive, rendendo impossibile in alcuni casi lo svolgersi del lavoro tradizionale. Da inizio pandemia, abbiamo visto numerosi interventi da parte del governo per cercare di tutelare il maggior numero di realtà. È stato un susseguirsi di decreti legge cosiddetti “Cura Italia”, “Liquidità”, “Rilancio”, “Semplificazioni”, “Agosto” e “Ristori”, tutti convertiti in legge dal Parlamento. A questi si sono aggiunte anche specifiche misure di sostegno sociale, interventi a garanzia della liquidità delle imprese agricole, misure per la promozione all’estero del settore agroalimentare, nonché l’incremento del Fondo per la distribuzione di derrate alimentari. Misure queste che però non hanno inciso come sperato. Nonostante la flebile ripresa fatta segnare nel terzo trimestre 2020, infatti, l’andamento economico di fine anno ha mostrato una tendenza negativa in tutti i comparti produttivi, come riportato dal CreAgritrend, il bollettino trimestrale messo a punto dal Crea, con il suo Centro di ricerca politiche e bioeconomia: “Rispetto al trimestre precedente – si legge nel rapporto viene registrata una diminuzione del Pil dell’1,9%, del valore aggiunto del 2,8% e degli investimenti fissi lordi (-0,2%). 

È quanto emerge dalla fotografia scattata negli ultimi tre mesi del 2020”. Secondo il rapporto, rispetto allo stesso periodo del 2019, fra ottobre e dicembre 2020 si è verificata una contrazione del -4% sia dell’indice della produzione dell’industria alimentare sia di quello della produzione delle bevande (con un picco a dicembre di -11%). Tiene, invece, la produzione di vini, grazie ai buoni risultati relativi ai mesi di ottobre e novembre che compensano la riduzione del 20% di dicembre. Gli indici del fatturato dell’industria alimentare e delle bevande crescono sul mercato estero di 4% e si contraggono su quello interno (in particolare l’industria delle bevande con -14%). Le esportazioni agroalimentari nel IV trimestre 2020 hanno superato i 12,2 miliardi di euro e, rispetto allo stesso periodo del 2019, crescono del 2,6%, con un aumento dei flussi verso il Nord America (Stati Uniti +13% e Canada +8,3%), mentre le importazioni continuano a calare (-3,2%). I prodotti maggiormente esportati sono stati i derivati dei cereali (soprattutto pasta), ortaggi trasformati (principalmente conserve di pomodoro), oli e grassi (soprattutto olio di oliva) e frutta fresca (uva da tavola, kiwi e mele). 

Fatta questa panoramica il governo è intervenuto con nuovi provvedimenti per la salvaguardia del comparto. Da ultimo, è stato pubblicato il decreto legge 22 marzo 2021, n. 41 cosiddetto Sostegni. Come sintetizza un documento della Camera, per quanto concerne la filiera agricola, all’articolo 1 del decreto, si un contributo a fondo perduto a favore dei soggetti titolari di partita Iva che svolgono attività d’impresa, arte o professione o producono reddito agrario, ad eccezione di alcuni soggetti (la cui attività, in particolare, risulti cessata alla data di entrata in vigore del decreto, o che abbiano attivato la partita Iva dopo l’entrata in vigore del decreto). 

Viene stabilito inoltre che il trattamento di cassa integrazione salariale operai agricoli (Cisoa) ai sensi, richiesto per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da Covid19, sia concesso, in deroga ai limiti di fruizione riferiti al singolo lavoratore e al numero di giornate lavorative da svolgere presso la stessa azienda, per una durata massima di centoventi giorni, nel periodo ricompreso tra il 1 aprile e il 31 dicembre 2021. Per accedere alla misura, la domanda di Cisoa deve essere presentata, a pena di decadenza, entro la fine del mese successivo a quello in cui ha avuto inizio il periodo di sospensione dell’attività lavorativa. In fase di prima applicazione, il termine di decadenza di cui alla presente disposizione è fissato entro la fine del mese successivo a quello di entrata in vigore del decreto in esame. L’articolo 19, inoltre, estende al mese di gennaio 2021 l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, per la quota a carico dei datori di lavoro, per le aziende appartenenti alle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura, già previsto dall’art. 16-bis, comma 1, del decreto-legge n. 137 del 2020 per il mese di dicembre 2020, che svolgono le attività indicate dall’allegato 3 del medesimo decreto-legge n. 137 del 2020 (e già previsto, altresì, per il mese di novembre 2020, dall’art. 16 del medesimo decreto-legge). 

L’articolo 39, infine, incrementa di 150 milioni di euro, per il 2021, il “Fondo per lo sviluppo ed il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura”, istituito dalla legge di bilancio 2021 (art. 1, commi 128 e 129 della legge n. 178 del 2020), portando le risorse complessive di tale fondo a 300 milioni di euro per l’anno 2021. Misure queste che, come ultimo tassello, si vogliono inserire in quel percorso di sussistenza e tutela hanno caratterizzato questo ultimo anno di emergenza sanitaria. Secondo un rapporto stilato dall’Istat, ha raccolto informazioni sulle diverse forme di erogazione finanziaria previste per far fronte alle conseguenze della pandemia, prendendo in considerazione non solo quelle di fonte statale, ma anche i fondi europei e altre forme di aiuto. La maggioranza delle aziende agricole (il 59,2%) dichiara di aver chiesto e ottenuto almeno una forma di aiuto economico. In particolare, il 51,2% ha ottenuto contributi statali, il 13,3% ha usufruito di fondi europei e l’11,4% ha avuto accesso ad altre forme di sostegno. Il settore primario si è avvalso di fondi straordinari che hanno consentito di accrescere i ricavi e contenere le perdite derivate dalla pandemia, come già evidenziato dai dati di fatturazione elettronica. La quota relativa più elevata di aziende che hanno chiesto e ricevuto aiuti caratterizza il Sud (il 61,7% delle aziende agricole intervistate nella ripartizione) e si mantiene molto vicina alla media nazionale in ogni ripartizione territoriale. La quota più bassa si registra nel Centro (58%). Una sostanziale omogeneità della quota di aziende che hanno ricevuto contributi pubblici si riscontra anche in funzione della dimensione aziendale. Le aziende più piccole (fino a 10 ettari di Sau – superficie agricola utilizzata) hanno ottenuti sussidi nel 61,6% dei casi, quelle più grandi, con superficie compresa tra 50 e 100 ettari, nel 58,1%. 

In sintesi, la possibilità di usufruire di sostegno economico straordinario da parte dello Stato è stata molto sfruttata dalle aziende agricole italiane, indipendentemente dalla propria dimensione o localizzazione geografica. Anche la Commissione europea ha adottato diversi provvedimenti per sostenere gli operatori interessati, tra cui: flessibilità nell’utilizzo degli strumenti finanziari per lo sviluppo rurale (prestiti a tassi d’interesse molto bassi o piani di pagamento convenienti); sostegni finanziari speciali per fronteggiare la pandemia, soprattutto per le piccole aziende agricole; anticipi sui pagamenti della Politica agricola comunitaria (Pac) e proroga della scadenza per la presentazione delle domande di pagamento; nulla osta per la possibilità di aiuti di Stato più elevati. 

 

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