L’8 marzo non è una festa, fatta di fiori e regali o in cui si concedono serate di libera uscita ma un giorno di riflessione sull’ancora, purtroppo, presente discriminazione femminile nelle case e nel mondo. Di solito si organizzano serate a tema, innumerevoli iniziative commerciali (basta aprire la propria mail o il proprio account facebook per rendersene conto!). Le mamme, le nonne, le zie vengono celebrate, per un giorno viene offuscata la loro quotidianità fatta in molti casi di uomini che lavorano (meglio), guadagnano (di più) e gestiscono il potere. Già solo per il fatto che esista una Giornata internazionale delle donne, ciò vuol dire che questa giornata viene dedicata a ricordare una categoria ancora debole e che nonostante gli enormi passi in avanti in termini di emancipazione, affermazione personale e successo professionale, le donne ancora fanno più fatica, non tanto sulla carta perché in qualche modo esiste un’uguaglianza “formale” fatta di leggi e riconoscimenti, ma nei fatti.
A causa della pandemia, poi, la condizione delle donne nel mondo del lavoro è fortemente peggiorata, fino a far diventare le lavoratrici le più sacrificabili e sacrificate. Infatti, quando si è trattato di decidere nelle case degli italiani, all’interno della coppia, chi dovesse restare a casa a prendersi cura dei figli, degli anziani e delle persone con disabilità, non ci sono stati dubbi: le donne sono state le prime ad essere scelte per smart working, cassa integrazione o che hanno addirittura rinunciato al proprio lavoro. Eppure proprio le donne sono state quelle che più degli uomini hanno saputo resistere a quest’anno difficile. Possiamo dire che la “resilienza” sia un sostantivo assolutamente femminile. E l’emergenza sanitaria si è trasformata in un grande banco di prova. Per le donne operatrici sanitarie, per le donne imprenditrici, le donne lavoratrici dipendenti, per le donne in quanto mamme che hanno visto chiudere le scuole da un giorno all’altro ed improvvisarsi insegnanti ma anche compagne di gioco dei loro figli. Eppure queste donne sono riuscite a dimostrare maggiore flessibilità e resistenza rispetto agli uomini, nonostante le difficoltà oggettive.
In un interessante articolo scritto un po’ di tempo fa, due docenti londinesi evidenziano i tratti che caratterizzano la donna resiliente, che esce indenne da situazioni straordinarie che sconvolgono il quotidiano, come il periodo che stiamo attraversando: “avere fiducia in se stessa”, “rinunciare all’essere perfetta”, “essere adattabile al cambiamento” e “concentrarsi sulle cose buone”.
TRATTO DA: