La presenza di pastori in Val Senales, piccola valle nei pressi di Merano, in Alto Adige, risale a migliaia di anni fa. Lo testimoniano alcuni reperti rinvenuti nel sito archeologico del Ganglegg, nella vicina Val Venosta: si tratta di fusi per la filatura risalenti all’età del bronzo (1200 a.C. circa) e migliaia di frammenti ossei di pecora calcificati, probabilmente bruciati nel corso di cerimonie votive in onore degli dèi. Anche Ötzi, l’Uomo del Similaun, una delle mummie più antiche del mondo ritrovata al confine fra la Val Senales e la valle Ötztal, in Austria, nel 1991, era un pastore.
Proprio in questa zona è andata progressivamente affermandosi la presenza di una razza ovina di taglia media, la pecora della Val Senales (Schnalserschaf), adatta sia alla produzione di carne sia a quella di lana. Può essere allevata solo al pascolo e questa caratteristica, in particolare, rappresenta tanto un carattere peculiare quanto un limite per questa razza, rendendola poco competitiva sul mercato e condizionandone, di fatto, la diffusione. Attualmente è presente soltanto in 60 masi – le tradizionali abitazioni rurali della zona che popolano i pendii montuosi della valle. “Il fatto che le pecore della nostra valle abbiano ottenuto il riconoscimento del Presidio Slow Food rappresenta un salto di qualità per tutta la nostra comunità commenta Manfred Waldner, direttore della Pro Loco Val Senales. “Qui, le pecore hanno sempre rappresentato gli animali domestici per eccellenza e la loro presenza è fondamentale per le logiche di sostenibilità con cui cerchiamo di abitare la valle”. Il rapporto fra uomo e natura non è stato sempre armonioso in Val Senales. “Tra gli anni Ottanta e Novanta la Val Senales ha vissuto un periodo complesso a causa del turismo sfrenato legato soprattutto alle attività sciistiche continua Waldner. “Per inseguire il profitto, la valle si stava snaturando, perdendo contatto con le radici. Per questo motivo da quindici anni è stato avviato un progetto che fa della sostenibilità il suo caposaldo. Mira a far abitare queste terre con maggior consapevolezza e cura, sensibilizzando la popolazione locale sull’importanza di adottare uno stile di vita che, dai consumi alimentari alla mobilità, dialoghi positivamente con il contesto naturale in cui siamo inseriti. Sostenere le piccole attività commerciali locali, ridurre l’inquinamento atmosferico preferendo una passeggiata o l’utilizzo della bicicletta all’automobile, sono piccoli gesti che hanno un impatto profondo sull’equilibrio degli ecosistemi alpini”. Negli anni Sessanta, la pecora della Val Senales era la principale razza allevata in provincia di Bolzano. Oggi, con la popolazione in forte calo, se ne contano soltanto 1.500 esemplari in tutta la valle.
La sopravvivenza della specie è legata in buona parte alla salvaguardia dell’antichissima pratica della transumanza, da secoli parte integrante del patrimonio culturale locale. Inserita nel 2019 nella lista del Patrimonio immateriale dell’Unesco, la transumanza rappresenta il momento più suggestivo dell’anno per i tutti i valligiani. Le pecore partono dalla Val Senales per approdare in Valle Ötztal, in Austria. Compiono un percorso di circa 44 chilometri, con un dislivello di 3.000 metri in salita e 1.800 in discesa. La transumanza si svolge a inizio estate, quando arriva il momento di spostare le greggi verso pascoli più ricchi, mentre il rientro delle pecore avviene in autunno e la traversata si conclude con una festa ai piedi del ghiacciaio del Senales. “Ogni anno la transumanza porta in valle turisti, visitatori e alpinisti che per due giorni ne seguono il corso con curiosità racconta Angelo Carrillo, fiduciario Slow Food Alto Adige. “Le pecore della Val Senales sono un Presidio unisce due Paesi. La loro transumanza è una tradizione rimasta viva grazie agli sforzi degli abitanti dei masi. Dobbiamo tutelare loro affinché tale preziosa usanza arrivi alle prossime generazioni”.
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