Marche: la filiera biologica sensibilizza sull’uso dei semi

Quando si parla di agricoltura biologica può sembrare scontato che un’azienda agricola possa disporre di seme biologico per effettuare le proprie semine. Ma così non è. Spesso, infatti, si ricorre all’uso di seme non biologico, purché non conciato con prodotti di sintesi chimica, in deroga a quanto previsto dal regolamento comunitario per l’agricoltura biologica. Per risolvere questa criticità del sistema, il Consorzio Marche Biologiche, grazie al Progetto integrato di filiera agroalimentare promosso nell’ambito del PSR Marche 2014/2020, sta da anni lavorando con l’obiettivo di permettere alle circa 500 aziende agricole biologiche aderenti, di poter utilizzare esclusivamente sementa biologica. 

“È stata fondamentale la programmazione del fabbisogno di seme tra produttori, cooperative e ditte sementire – spiega Francesco Torriani, presidente del Consorzio Marche Biologiche. “Le aziende agricole biologiche prosegue Torriani all’atto dell’adesione alla filiera sottoscrivono un impegno di coltivazione pluriennale che permette al Consorzio, per il tramite delle cooperative socie, di prevedere e pianificare il fabbisogno di seme con un arco temporale pluriennale, che va dai tre ai cinque anni. Questo è un periodo congruo per permettere alle aziende di produrre la semente biologica necessaria conclude. 

Particolarmente utili ai fini della programmazione delle semine si sono dimostrate le iniziative informative organizzate dal Consorzio Marche Biologiche nell’ambito della sottomisura 1.2 Trasferimento di conoscenze ed azioni di informazione, in particolare i seminari, previsti capillarmente nel periodo di settembre e ottobre (prima delle semine autunno-vernine) e a gennaio/febbraio, prima delle semine primaverili sul territorio regionale. I seminari, oltre ad affrontare il tema “La filiera marchigiana per la valorizzazione dei seminativi biologici: un progetto per migliorare la sostenibilità ambientale ed economica del sistema agricolo regionale” hanno così rappresentato un’occasione particolarmente utile per incontrare le aziende agricole anche ai fini della programmazione delle semine.
“Grazie a questa intensa attività continua Torriani quest’anno le aziende agricole biologiche marchigiane hanno potuto utilizzare per le loro semine in gran parte seme biologico. In particolare – prosegue Torriani per il grano duro le varietà biologiche disponibili sono state almeno cinque: Antalis, Rangodur, Achille, Santo Graal e Cappelli, mentre per il grano tenero la varietà biologica disponibile è stata il Bologna. Biologiche anche la semente di farro, grano turanico e le varietà di favino bianco e pisello proteico destinate alla mangimistica biologica conclude il presidente. 

I seminativi rappresentano la principale destinazione colturale della Regione Marche: basti pensare che la Sau regionale condotta con metodo biologico ha superato nel 2019 i 100mila ettari, circa il 22 per cento della Sau totale regionale (Dati Ismea) e che circa l’80 per cento di queste superfici sono destinate a seminativi, ovvero alle semine di colture erbacee. Tra queste, i cereali rivestono un ruolo importante, in particolare il grano duro, il grano tenero e il farro. Importanti anche le colture leguminose destinate alla mangimistica, come favino bianco e pisello proteico, oltre alle leguminose destinate all’alimentazione umana, come il cece. Sono in crescita anche le colture oleaginose, come il girasole. Infine, ai fini di una corretta rotazione, importanti anche le colture foraggere (fonte: Rapporto Sinab “Bio in cifre 2020“). 

 

 

 

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