Perché un numero sulla disabilità

Grazie alla diffusa sensibilità verso le persone fragili che caratterizza il nostro Paese, oltre trent’anni fa l’Italia ha elaborato un’ottima legge per il diritto al lavoro delle persone con disabilità, la numero 68 del 12 marzo 1999. Perfezionata con il “Jobs Act”, ha previsto il collocamento mirato – superando quello obbligatorio e si può dire che è stata antesignana persino della Convenzione Onu. 

L’obiettivo di queste importanti norme è che la persona con disabilità fuoriesce da quel contesto puramente assistenziale per acquisire la legittima funzione di inclusione sociale, di cittadinanza piena, di completa realizzazione, di persona attiva e produttiva con proprie abilità che possono e debbono essere utili agli altri.
Tuttavia, va detto, l’attuazione della legge è ancora deficitaria, nonostante siano trascorsi tanti anni dal suo varo. Sono decine di migliaia le persone con disabilità che non riescono a collocarsi. Ed è la stessa pubblica amministrazione che risulta in parte inadempiente. La situazione peggiore è nel Mezzogiorno, dove solo una persona disabile su cinque risulta occupata. Il quadro va completato denunciando le sottoqualifiche: le persone con disabilità raramente occupano posti di vertice sia nelle aziende pubbliche sia in quelle private. 

A seconda dei diversi studi (dall’Istat alla Fondazione Studi consulenti del lavoro), negli ultimi due anni si sono registrate in Italia tra le 120mila e le 150mila posizioni lavorative destinate ai disabili non ancora coperte. Uno strumento di incentivazione a favore dei datori di lavoro che assumono lavoratori con disabilità in particolari condizioni di gravità è il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, che certamente allevia il problema, benché la dotazione risulti insufficiente rispetto al rilevante ricorso alla misura da parte dei datori di lavoro. Nel dettaglio, il governo ha previsto uno stanziamento pari ad euro 71.915.742 per ciascuno degli anni 2020 e 2021 ed euro 76.915.742 per l’anno 2022 a valere sul Fondo per il diritto al lavoro dei disabili. 

C’è poi il tema della formazione professionale e dei tirocini, strumenti basilari dopo l’istruzione scolastica: bisogna evitare che diventino una sorta di lungo parcheggio, favorendo il passaggio dall’apprendimento al lavoro vero e proprio in cui il disabile possa assicurare il suo prezioso apporto in termini di competenze e di professionalità. L’incontro tra domanda e offerta di lavoro è un altro punto centrale. Per chiudere questa breve introduzione al numero che Infoimpresa ha voluto dedicare alla delicata e complessa tematica, è necessario superare gli immancabili pregiudizi dovuti, per lo più, alla scarsa conoscenza di questo bacino di eccellenze. A cominciare, tra i tanti, da quelli linguistici. Per fortuna sono stati fatti grandi passi in avanti in tal senso, superando ostacoli, preconcetti e preclusioni, si pensi soltanto all’abbattimento delle barriere architettoniche Ma tanti occorre ancora farne. 

 

 

 

TRATTO DA:

COPIA IN PDF 

 

Sul sito Unsic Nazionale sarà sempre disponibile una copia pdf della rivista. Clicca Qui.

Potrebbe interessarti anche…