Lavoro da oltre 10 anni in Bluenext, software house tra le più importanti nel mercato dei gestionali. L’ultimo anno è stato per me un anno di difficoltà, ma anche di opportunità. Come mamma separata, con una bimba di 8 anni, mi sono ritrovata a dover gestire quasi esclusivamente i tanti mesi di didattica a distanza che hanno coinvolto le scuole primarie nel territorio riminese, in cui vivo. Bimba a casa da scuola, comporta poi un maggior impegno anche a casa, con la pulizia, la cucina e la cura. Per fortuna ho potuto contare su una grande risorsa, i nonni. Ma la mia grande fortuna è stata anche quella di lavorare in un’azienda privata, una società informatica che a partire dal 9 marzo 2020 ha messo tutti i suoi lavoratori in smart working, permettendo soprattutto a noi mamme di poter continuare a lavorare in tutta sicurezza da casa. Difficoltà, dicevo, ma anche opportunità. Opportunità personali, in questi mesi di smart working e di didattica a distanza, di poter osservare mia figlia con le maestre, durante le interrogazioni o fare i compiti. L’opportunità di passare con lei del tempo prezioso. E poi opportunità professionali.
Mentre intorno a me amici e conoscenti del settore turistico, alberghiero o della ristorazione, soffrivano le serie conseguenze della contrazione dei loro mercati, a noi in Bluenext è stato chiesto di fare ancora di più. E le sfide che abbiamo affrontato e vinto, in questi 12 mesi, sono state davvero ambiziose. Con la neonata Bluenext Academy abbiamo organizzato quasi 250 eventi online, più di 200 ore di formazione a distanza in webinar a clienti e rivenditori, coinvolgendo oltre 60mila professionisti partecipanti. Conciliare un impegno lavorativo così intenso con un altrettanto impegnativo lavoro da casa non è stato facile: la chiusura delle scuole è stata determinante nel creare da una parte la necessità di un supporto dei genitori nell’attività didattica a distanza e dall’altra quella di prendersi cura dei figli in sovrapposizione agli impegni lavorativi. E concentrarsi a casa non è sempre semplice, con una bambina che richiede comunque le tue attenzioni. Lockdown, lavoro da remoto e chiusura dei servizi per l’infanzia non sono la causa primaria del maggior peso dei lavori domestici sulle donne che si è verificato in concomitanza con la pandemia, ma hanno contribuito a rafforzarlo e, soprattutto, a creare le condizioni per far emergere lo stereotipo che vede nelle donne le prime responsabili della casa e della famiglia. In questo anno mi sono imbattuta più volte in chi mi diceva “Beata te che puoi lavorare da casa!”.
Mi sono sentita fortunata per aver mantenuto il posto di lavoro, per aver visto crescere il mio impegno in azienda, per aver visto apprezzato e stimato il mio ruolo dai colleghi. Ho scoperto che possiamo fare tesoro di quelle capacità e caratteristiche peculiari che ci hanno permesso di affrontare questi mesi, nella sfera personale: competenze trasversali come l’organizzazione, il multitasking, la gestione dello stress, l’empatia o la capacità di collaborazione e coordinamento.
Ecco sono proprio queste competenze che ogni giorno ci accompagnano a casa, che devono essere valorizzate anche sul luogo di lavoro, perché possono essere la chiave per affermare il valore del nostro ruolo e della nostra professionalità, anche in ambienti talvolta a prevalenza maschile o maschilista. Forse mai come in questo anno alle donne è stato chiesto l’ennesimo sforzo e un impegno straordinario a casa e al lavoro. Ogni giorno affrontiamo queste sfide perché è necessario farlo, o talvolta perché se non ci pensiamo noi nessuno può farlo al posto nostro.
Non dobbiamo dimenticare che:
• Una donna su due non lavora.
• Il 70% di chi ha perso il lavoro nel 2020 è donna.
• Su 10 dirigenti di aziende private solo una è donna.
• Solo 1 parlamentare su 3 è donna.
• Le donne guadagnano 1/5 in meno rispetto agli uomini.
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