Se c’è una cosa che la pandemia Covid-19 ha reso evidente a tutti sono la centralità ed il valore dell’agricoltura per garantire l’approvvigionamento alimentare del Paese. Nonostante la forte crisi economica che ha investito i più disparati settori produttivi italiani (ma non solo), l’agroalimentare ha resistito. Anzi, ha mostrato una notevole resilienza e ha ribaltato il trend negativo del 2019. Se nell’anno precedente l’evento pandemico, l’Istat aveva registrato un calo dello 0,8 per cento del volume della produzione e dell’1,7 per cento del valore aggiunto, nel 2020 il settore agroalimentare ha mostrato in pieno la sua forza anticiclica. Complice il lockdown e l’accelerazione digitale che ne è derivata, fenomeni che hanno incentivato l’acquisito di food & beverage attraverso i canali digitali.
L’analisi sull’industria alimentare italiana realizzata da Nomisma, società specializzata in ricerche di mercato e consulenze, ha evidenziato chiaramente il ruolo del settore primario nell’economia nazionale e ha lasciato intuire le prospettive future. Come ha spiegato Denis Pantini di Nomisma “mentre sono andate a picco le vendite di beni non alimentari (22 per cento in valore nel primo quadrimestre 2020), quelle di cibo hanno mostrato una crescita del 5 per cento. Nella grande distribuzione sono cresciute del 13 per cento, trainate da prodotti base della filiera agroalimentare made in Italy: farine, lieviti, latte e uova che durante la quarantena hanno registrato incrementi del 42 per cento. Bene anche la pasta (+17 per cento), l’ortofrutta (+15 per cento) e il vino (+11 per cento)”. Il trend positivo è perdurato anche oltre il periodo di lockdown, segnando per le vendite al dettaglio dei beni alimentari un +3,3 per cento rispetto all’anno precedente. Nei primi sette mesi del 2020, anche l’export ha vissuto un momento positivo grazie ad un incremento del 3,5 per cento soprattutto focalizzato su alcuni alimenti specifici quali pasta (+25 per cento) ed i derivati del pomodoro (+12 per cento).
L’Ismea, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, conferma la forza dell’agroalimentare italiano constatando che, nonostante la riduzione dei consumi alimentari fuori casa abbia rappresentato un pericolo per il settore alimentare e per l’agricoltura, l’andamento crescente dei consumi alimentari domestici delle famiglie nel 2020 ha in qualche modo compensato l’impatto negativo su questo comparto. Nei primi nove mesi di quest’anno la spesa delle famiglie per i prodotti alimentari ha guadagnato un +7 per cento su base annua. “Si tratta della variazione più imponente degli ultimi dieci anni fanno sapere dall’Ismea ed è una conseguenza delle restrizioni imposte per fronteggiare il diffondersi del coronavirus in tutto il territorio nazionale alla fine di febbraio, protrattesi fino al mese di maggio”. L’esplosione dell’e-commerce come canale di acquisto di food & beverage ha contribuito ad agevolare l’andamento positivo del comparto, registrando il suo picco più alto a metà aprile, con un incremento progressivo dal 30 dicembre al 21 giugno del +120 per cento. Anche l’analisi del gruppo Goldman Sachs, società d’oltreoceano che opera a livello mondiale nell’investment banking, segnala il mercato agricolo come uno dei settori più promettenti. Nella loro pubblicazione Global Outlook 2021 vengono evidenziati quei beni che più si prestano a beneficiare di un rialzo nel medio-lungo termine. Accanto al petrolio, al natural gas, ai metalli di base e preziosi, compare l’agricoltura. “La Cina sta iniziando un aumento pluriennale delle importazioni: la guerra commerciale con gli Stati Uniti ha portato a un grande destocking degli inventari cinesi di mais e soia, che ora richiedono un ciclo pluriennale di ripopolamento spiegano, nel motivare le loro previsioni inoltre, ci aspettiamo il ritorno di una domanda di biocarburanti trainata dagli Stati Uniti nei prossimi anni, questa volta guidata da diesel rinnovabile, che i nostri analisti agroindustriali stimano potrebbe rappresentare un ulteriore 1,5 miliardi di dollari di uso di soia”.
Che sia legata al fabbisogno di approvvigionamento alimentare o alla produzione di biocarburanti, l’agricoltura risulta essere in ogni caso un settore determinante sia nell’attuale che in futuro e proprio per questa sua rilevanza necessita di interventi importanti e di progetti lungimiranti a lungo periodo.
La Politica agricola comune europea
Creata come strumento indispensabile a sostegno del comparto agricolo, la Pac, la Politica agricola comune dell’Unione europea, rappresenta sin dalla sua istituzione un aiuto per “la vitalità e la sostenibilità economica delle comunità rurali attraverso misure di sviluppo rurale”. Non a caso è stata la prima politica europea che ha adottato strategie comuni e finanziamenti per tutelare e potenziare il settore agricolo per uno sviluppo equo e sostenibile dei Paesi membri. La Pac è figlia della consapevolezza, prima della Comunità europea e dopo dell’Unione, che l’agricoltura sia altamente influenzata da fattori economici, sanitari ed atmosferici che sfuggono al controllo degli agricoltori stessi. Richiede, inoltre, pesanti investimenti che producono risultati non tangibili nell’immediato. Il sostegno al reddito garantito dalla Pac consente agli agricoltori di continuare l’attività agricola nonostante i molteplici ed imprevedibili fattori di incertezza. Allo stesso tempo, favorendo il mantenimento dell’attività agricola in Europa, la Pac assicura un approvvigionamento alimentare certo e di qualità, stimola la produttività del settore agricolo, si fa garante di una gestione sostenibile delle risorse naturali a tutela dell’ambiente, cerca di realizzare uno sviluppo territoriale delle economie e delle comunità rurali. Con la Pac si vuole promuovere un modello di agricoltura nuova, sostenibile e solidale, integrata nella strategia di sviluppo dell’Unione europea.
Il piano della Politica agricola Ue in scadenza quest’anno, è stato rinnovato fino alla fine del 2022, permettendo agli agricoltori ed ai produttori di alimenti, l’utilizzo degli otto miliardi di euro di aiuti pensati per far fronte alla crisi Covid-19, per sostenere gli investimenti aziendali che contribuiranno ad una ripresa resiliente, sostenibile e digitale dell’attività ed all’avviamento di giovani agricoltori. Le nuove norme transitorie della Politica agricola Eu, prolungano la durata dei programmi pluriennali di sviluppo rurale incentrati sull’agricoltura biologica e sulle misure climatiche che si dimostreranno rispettose dell’ambiente, includendo nel pacchetto anche progetti per il benessere degli animali negli allevamenti.
Secondo il Parlamento europeo “la politica agricola comune, per raggiungere i suoi obiettivi in un mondo che cambia, deve porre al centro la resilienza dei sistemi agricoli europei. L’attuale Pac mira a rendere la comunità agricola più robusta contro gli shock nel breve periodo. Tuttavia, è necessaria una visione più ampia della resilienza per garantire un settore agricolo sostenibile a lungo termine. Questa nuova visione dovrebbe prestare sufficiente attenzione allo sviluppo delle capacità, sia delle singole aziende agricole che dei sistemi agricoli, di adattarsi alle mutevoli circostanze e di trasformare i loro modelli di business”. La Pac post-2020 sarà caratterizzata dalla ricerca di soluzioni che rendano l’agricoltura degli Stati membri più competitiva ed al tempo stesso più sostenibile, con un maggiore attenzione verso l’ambiente attraverso l’introduzione di regimi ecologici obbligatori, e concedendo una maggiore flessibilità ai Paesi Ue nella scelta delle modalità con cui conseguire gli obiettivi ambientali.
Il Green Deal europeo
Sia le norme transitorie sia i futuri programmi della Pac 2022-2027 dovranno convergere nel percorso delineato dal Green Deal europeo, la nuova strategia di crescita contro la minaccia dei cambiamenti climatici ed il degrado ambientale, in risposta agli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile. Il piano d’azione del Green Deal si pone l’ambizioso obiettivo di trasformare l’Ue in una società equa e prospera, con un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, azzerando le emissioni di gas serra entro il 2050, creando un sistema in cui la crescita economica sia sostenibile ed inclusiva, in armonia con un utilizzo consapevole delle risorse naturali.
Il Green Deal europeo accelererà e sosterrà la transizione necessaria in tutti i settori, primo tra tutti quello agricolo, per garantire entro il 2030, “sistemi di produzione alimentare sostenibili, attuando pratiche agricole resilienti che aumentino la produttività e la produzione, che aiutino a mantenere gli ecosistemi, che rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, condizioni meteorologiche estreme, siccità , inondazioni ed altri disastri e che migliorino progressivamente la qualità del suolo”. Per attuare e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità prefissati, l’Unione europea ha individuato due strategie a sostegno della Pac post-2020: la Farm to Fork (dal produttore al consumatore) e la protezione della biodiversità.
Dal produttore al consumatore
La Farm to Fork, è uno dei capisaldi della transizione agricola in atto che porterà ad un sistema alimentare Ue più sano e sostenibile attraverso il potenziamento dell’agricoltura biologica, la riduzione dell’utilizzo di pesticidi chimici e di fertilizzanti. Entro il 2030, il 25 per cento dei terreni agricoli europei dovrà essere coltivato secondo i criteri dell’agricoltura biologica; sarà fissato il limite del 50 per cento per l’uso dei pesticidi chimici e del 20 per cento per i fertilizzanti. Si dovranno sviluppare metodi innovativi per proteggere i raccolti da parassiti e malattie, prendendo in considerazione il ruolo potenziale delle nuove tecniche agricole innovative per migliorare la sostenibilità del sistema alimentare, garantendo nel contempo la sua sicurezza. La strategia Farm to Fork dovrà contribuire anche a realizzare un’economia circolare, riducendo l’impatto ambientale dei settori della trasformazione alimentare e della vendita al dettaglio ed intervenendo sul trasporto, lo stoccaggio, l’imballaggio ed i rifiuti alimentari. Includerà anche azioni di identificazione di nuovi alimenti e di mangimi innovativi. Infine, la strategia Farm to Fork si sforzerà di stimolare il consumo alimentare sostenibile e promuovere cibo sano a prezzi accessibili per tutti, incentivando la riduzione dello spreco alimentare.
La protezione della biodiversità
La strategia di tutela e salvaguardia della biodiversità, muove dalla consapevolezza dell’importanza che il ruolo degli ecosistemi hanno nel fornire servizi essenziali come cibo, acqua dolce ed aria pulita, aiutando a mitigare i disastri naturali, i parassiti e le malattie, fungendo da elemento chiave nel preservare l’equilibrio climatico. Per preservare e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità sarà necessario intraprendere azioni che coinvolgano anche il sistema agricolo, aumentando l’agricoltura biologica e gli elementi caratteristici di elevata biodiversità sui terreni agricoli, riducendo l’utilizzo e la nocività dei pesticidi, cercando soluzioni per arrestare ed invertire il declino degli insetti impollinatori. La scelta di un percorso più green produrrà secondo l’Ue, vantaggi economici evitando la riduzione delle rese agricole e delle catture di pesci, limitando le perdite economiche dovute alle inondazioni e ad altre catastrofi naturali.
“La crisi del coronavirus ha evidenziato la nostra vulnerabilità e quanto sia importante ripristinare l’equilibrio tra attività umana e natura affema Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal europeo. “I cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità rappresentano un pericolo chiaro e attuale per l’umanità. Situate al centro del Green Deal, la strategia sulla biodiversità e la strategia ‘Dal produttore al consumatore’ puntano su un nuovo e migliore equilibrio tra natura, sistemi alimentari e biodiversità; intendono proteggere la salute e il benessere delle persone e, al tempo stesso, aumentare la competitività e la resilienza dell’Ue. Queste strategie sono una componente fondamentale del grande processo di transizione che stiamo avviando”. C’è però chi sembra non abbracciare questa strategia verde e sostenibile dell’Europa, paventando lo spettro del calo produttivo dell’agricoltura europea e della diminuzione di competitività sia nei mercati interni che esteri. Il dipartimento dell’Agricoltura statunitense, lo Usda (U.S. Department of Agriculture), a novembre di quest’anno, ha pubblicato uno studio che analizza l’impatto della riduzione degli input di produzione agricola, legati all’applicazione delle strategie Farm to Fork e Biodiversity, sulla sicurezza economica ed alimentare. Secondo lo Usda, le restrizioni green imposte agli agricoltori dall’Unione europea riduzione dello sfruttamento delle terre, limitazioni dell’uso di fertilizzanti, antimicrobici e pesticidi –influirebbero negativamente sulla produzione agricola dell’Ue, facendola diminuire dal 7 al 12 per cento, ed abbassando la sua competitività sui mercati europei ed extra europei.
Tra gli scenari ipotizzati dallo Usda ci sarebbe anche un aumento globale dei prezzi dei prodotti agricoli dal 9 all’89 per cento, producendo effetti disastrosi sul budget dei consumatori e sul benessere della società globale. Alla fine dello studio, si fa riferimento anche all’inclusione nel piano del Green Deal, di incentivi per l’adozione di nuove tecnologie ed innovazioni nel settore agricolo. “Presumibilmente si legge nelle conclusioni l’utilizzo di queste tecnologie aiuterà a ridurre gli impatti negativi sulla produttività. La sostenibilità si ottiene con l’attitudine verso un costante adattamento alle nuove sfide attraverso scienza e innovazione”. L’analisi dello Usda è dichiaratamente parziale negli intenti perché analizza solo i possibili effetti delle strategie Farm to Fork e Biodiversity sui mercati, non considerando gli impatti della politica di lotta contro gli sprechi alimentari e quelli sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.
Come rilevato da più parti, lo scenario di transizione in cui ci troviamo porterà ad un’inevitabile trasformazione globale. Sta a noi decidere come attuarla e in che direzione andare.
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